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Oculista specializzato a Bologna

Mousiké: "arte delle muse, oblio dei mali e sollievo degli affanni per gli antichi greci; capace di modificare lo stato d’animo degli ascoltatori attraverso l’Ethos Praticon, l’Ethos Ethicon ed l’Ethos Entusiastikon."

Armonia del mondo secondo Keplero (1619): "ogni pianeta orbitando intorno alla terra produceva un suono e questo era tanto più alto quanto più lontano era il pianeta."

"Panacea di tutti i mali" secondo Schopenauer.

Queste e più altre sono state le definizioni della musica nel corso dei secoli.
Indubbiamente la musica è stata ed è tuttora uno dei fondamenti di ogni civiltà, simile in tutto al linguaggio aiuta a organizzare la vita, risalda i legami tra i membri di un gruppo e da voce a emozioni represse.

L’educazione musicale migliora le abilità logico-linguistiche, il rendimento scolastico, la socializzazione e, non ultimo, il benessere psicologico.

Studi condotti da Glenn Schnellemberg nell'Università di Toronto evidenziano tali risultati.

La musica nei labirinti del cervello

La musica può diventare anche strumento terapeutico come ad esempio nella dislessia e nei deficit dell'attenzione (Tomatis).

Di notevole importanza e meritevoli di approfondimenti sono gli innumerevoli studi ed esperimenti condotti circa 15 anni fa sull'effetto Mozart.

L’ascolto di alcune opere Mozartiane per almeno 10/15 minuti può migliorare le capacità logico matematiche, il ragionamento visuo-spaziale e perfino il quoziente intellettivo.

Da non trascurare poi l’effetto catartico per l’ascoltatore che permette di elaborare incomprensioni personali ed esperienze negative con una maggiore leggerezza emotiva.

La prerogativa più importante dell’ascolto musicale è sicuramente quella di provocare emozioni.
Tali emozioni possono essere personali, cioè connesse a un particolare ricordo o momento della vita legato all'ascolto di un brano musicale, ma è anche vero che la musica è foriera di emozioni universali: entusiasmo, rilassatezza, ansia o tristezza sono legate fondamentalmente al tempo "maggiore" o "minore" e alla dinamica "veloce" o "lenta".

Tali emozioni sono correlate alla liberazione da parte di alcuni neuroni cerebrali di endorfine che vanno ad attivare zone specifiche del cervello e alla liberazione di mediatori chimici e di ormoni che, veicolati in circolo, possono dare dei veri e propri orgasmi della pelle, accelerazioni del battito cardiaco ecc...

La musica può influenzare positivamente i sintomi di alcune malattie: OLIVIER SAKS nel suo ultimo capolavoro “MUSICOFILIA” ci racconta come in pazienti affetti da morbo di Parkinson ( acinesia, movimenti a scatto, discorsi incontrollati ) i sintomi caratteristici della sindrome possano essere sostituiti da fluidità di movimento , controllo discorsivo e persino capacità di tenere un ritmo di danza.

La musica impone il suo tempo e il suo ritmo e prevale sul Parkinsonismo.

La musicoterapica è nata qualche secolo fa nei manicomi, ma solo da una decina di anni sta trovando una collocazione specifica nell'ambito delle neuroscienze: alcuni disturbi della memoria e afasie possono trarre giovamento da un mirato ascolto musicale.

Il percorso delle onde sonore dall'orecchio al cervello è molto complesso e si realizza grazie al nervo acustico attraversando alcune stazioni intermedie.

Ma è solo nel cervello e, in particolare, nel lobo temporale che la musica dopo essere stata adeguatamente smistata e filtrata viene interpretata.
Fino agli anni ’80 era diffusa la convinzione che la musica fosse percepita solo nel lobo temporale dell’emisfero destro, in particolare in un’area analoga a quella dell’emisfero sinistro deputata alla percezione del linguaggio.

Le risonanze magnetico funzionali (RMF), una tecnica di neuroimmagine, ha consentito negli ultimi anni di decifrare come funziona l'agglomerato di neuroni che è il nostro cervello.

Cambiamenti di flusso cerebrale, variazioni di deossiemoglobina ci permettono di localizzare con certezza le aree cerebrali e tutte le associazioni tra le varie aree impegnate nelle molteplici attività.

Si evidenzia così che il cervello del musicista presenta un maggiore sviluppo dell’area uditiva e che il cervelletto ha una massa superiore del 5% rispetto a quello di chi non si occupa di musica.

La RMF ci permette oggi di affermare che la percezione musicale è organizzata in maniera gerarchica.

L’emisfero destro analizza il timbro e la melodia, il sinistro il ritmo e l’altezza del suono stesso.

In sintesi la parte sinistra possiede un ascolto analitico, la parte destra un ascolto complesso.

È però verosimile che esistono tanti tipi di ascolto equiparabili al numero di cervelli che esistono sulla terra.

Forse la migliore definizione della musica esposta nei tempi è quello di Nietzsche: "senza la musica la vita sarebbe un grave errore".

Occhio-Cervello-Visione

Arte, Pittori, Malattia e Follia - I percorsi tra medicina, anima e mente

Se ne è parlato a Brolo, venerdì sera, alla villa comunale nel corso della conferenza "Dialogando di Arte e Malattia".

Uno schermo dove scorrevano le immagini di quadri famosi, i dipinti firmati dai grandi della pittura europea, italiana, mondiale; dal rinascimento ai nostri giorni tutti accomunanti dal filo sottile della malattia, fisica, psichica, mentale.
Quindi da Van Gogh a Paul Klee, passando attraverso i tratti grafici, la malinconia, i pessimismi, la depressione le "visioni" di Casimiro Piccolo, Picasso, Francis Bacon, Manet, Degas, Munch e tanti altri grandi dell'arte antica e contemporanea, per scoprire, analizzare, toccare, esplorare proprio quel filo sottile che lega l'Arte alla Malattia, andando oltre la semplice patologia medica.

A spiegare, commentare, parlarle è stato Antonello Pizzino, oculista, che appunto sa guardare - da medico - e spiegare - da uomo attento alle strade della psicologia, aperto e sensibile - quello che vedono o vedevano questi pittori malati e come la loro follia, indotta a volte consapevolmente, deformava immagini, storpiava visioni, annullava i colori generando - da degenerazioni - opere d’arte. 

Un filo conduttore suggestivo, evocativo, con parole semplici, non facili da trovarsi in un convegno che alla fine tratta di medicina, alla portata di tutti, e tanti erano presenti nella villa comunale di Brolo, ancora una volta confermatasi luogo eletto per incontri di tal fatta.
La voce di Donatella Mentesana, compagna di vita di Antonello, precisa e puntuale, fuoricampo citando frasi degli stessi pittori - splendida quella di Munch "Una sera passeggiavo per un sentiero, da una parte stava la città e sotto di me il fiordo - il sole stava tramontando - le nuvole erano tinte di un rosso sangue. Sentii un urlo attraversare la natura: mi sembrò quasi di udirlo. Dipinsi le nuvole come sangue vero. I colori stavano urlando" - fermava il dire dell’oculista-relatore, puntualizzava e sottolinea i passaggi, apriva e girava pagina del dialogo, mai monologo, che Pizzino stava svolgendo. La conferenza era virtualmente suddivisa in tre parti, ma alla fine è venuto fuori un unicum che ha aperto il cuore e la mente, scoprendo che la malattia che poi genera anche la follia, spesso la viviamo nel quotidiano e la chiamiamo pazzia.

Altrimenti non si spiegherebbe come poeti e pensatori arguti, intelligenze mai sopite o malati davvero di mente siano finiti, insieme, nei manicomi.

E il ricordo va alla grande Alda Merini o a un mai abiurante Ezra Pound. A introdurre la conversazione era stato l’onorevole Pippo Laccoto, ai vertici del mondo sanitario siciliano. Un addetto ai lavori che ben conosce il mondo "della malattia". Ma prima avevano parlato Salvo Messina, il sindaco di Brolo, e Tina Fioravanti, l’assessore ai servizi sociali rappresentanti di un’amministrazione attenta che ben sa che anche attraverso questi momenti cresce la vivacità intellettuale di un paese.La manifestazione ha avuto il contributo dell'Ammi Nebrodi e dell’Ordine Provinciale dei Medici e degli Odontoiatri di Messina.

Ha condotto Massimo Scaffidi.

Massimo Scaffidi – Scomunicando (Brolo 4 agosto 2012)

Dialogando di arte e malattia “i pittori malati”

Mondo scientifico-medico e mondo umanistico: due pianeti apparentemente diversi,il primo regno della ricerca e della metodologia, l'altro della individualità e dell'espressione artistica.

In realtà il rapporto tra la medicina e le arti figurative è stato sempre biunivoco nel corso dei secoli,

L'arte figurativa si avvale della malattia nella rappresentazione della quotidiana sofferenza e la medicina si serve della arte come strumento terapeutico e diagnostico.

Sensibilità intuizione e creatività avvicinano l'occhio clinico del medico e del chirurgo all'occhio artistico del pittore e dello scultore.

È ormai universalmente risaputo che l'80% delle informazioni sensoriali arrivano al cervello tramite il canale visivo.

Il miracolo visivo inizia nell'occhio, ma i messaggi sensoriali in entrata vengono elaborati, organizzati,trasformati nel cervello.

La visione è pertanto un atto complesso, non semplice registrazione delle immagini, ma anche interpretazione delle stesse basate su informazioni già presenti nella memoria cerebrale.

Nell'arte questo processo può portare alla formazione di nuove realtà: i sogni i ricordi rivivono nelle rappresentazioni cerebrali amplificandole.

Conseguentemente la produzione artistica di un pittore, le tematiche delle opere d'arte. I colori, le mutazioni di tecnica sono influenzati oltre che dalla storia di vita, dalla presenza di patologie invalidanti.

Patologie oculari come per esempio la cataratta alterano la qualità della informazione visiva.

Patologie cerebrali, quali la depressione o la schizofrenia, alterano la elaborazione del mondo che ci circonda.

Alterazioni del sistema motorio o invalidanti come l'artrosi possono essere responsabili di limitazioni nell'esecuzione di un'opera.

Indubbiamente però artisti si nasce e probabilmente come diceva Nietsche "NON È POSSIBILE ESSERE UN ARTISTA SENZA ESSERE MALATO"
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